Mentre gli operatori auspicano misure di sostegno dal nuovo Governo
In un agosto quanto mai travagliato dalle vicende della politica, il mercato dell’auto ha fatto registrare un calo del 3,1% che è sostanzialmente allineato con quello con cui si chiude il bilancio dei primi otto mesi del 2019 (-3%). In una economia in stagnazione il mercato dell’auto è dunque soltanto in lieve calo e il dato di agosto consente di affermare che l’impatto delle vicende della politica è stato finora nullo sulla propensione all’acquisto di automobili degli italiani che si mantiene debole, come debole era prima della crisi di Governo.
Dall’inchiesta congiunturale mensile condotta dal Centro Studi Promotor a fine agosto emerge comunque che nel corso del mese vi è stato un discreto sviluppo nell’acquisizione di ordini che, se dovesse continuare, potrebbe consentire l’avvio di una fase di moderato recupero nel secondo semestre dell’anno. Questa possibilità trova conferma anche nell’indicatore del clima di fiducia degli operatori del settore auto determinato sempre dal Centro Studi Promotor. Nel 2019 questo indicatore è sceso da un livello abbastanza elevato in gennaio per toccare un minimo in giugno e risalire poi sia in luglio che in agosto. Un segnale di moderata fiducia viene anche dalle previsioni degli operatori sull’andamento delle consegne a tre-quattro mesi. In agosto i tre quarti degli interpellati hanno ipotizzato domanda stabile, ma tra gli altri prevalgono nettamente coloro che si attendono un incremento di vendite. Questi segnali non negativi vanno colti, ma secondo il Centro Studi Promotor, non vi sono tuttavia le condizioni per un rapido ritorno alla normalità del mercato italiano dell’auto in cui le vendite sono ancora al di sotto del livello ante-crisi del 2007 del 23,4%.
Nell’attuale quadro congiunturale si può ipotizzare che, a fine 2019, il volume complessivo delle immatricolazioni si avvicini al livello del 2018, cioè tocchi quota 1.900.000 unità, che è però un volume ancora largamente insufficiente per assicurare la regolare sostituzione di un parco circolante di dimensioni di tutto rispetto come quello italiano, che ha una consistenza di oltre 39 milioni di autovetture ed è fortemente invecchiato con lo shock della crisi del 2008 e soprattutto con il non ancora avvenuto raggiungimento di un livello di immatricolazioni adeguato negli anni successivi.
Ovviamente, in questo momento, molte speranze vengono riposte nel Governo che sta per nascere. Scongiurare l’aumento dell’Iva è essenziale anche per il settore dell’auto, ma, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, per risolvere il problema dell’abnorme invecchiamento del parco circolante italiano, con tutto quello che ne consegue in termini di inquinamento e di incidentalità stradale, occorre una politica per la mobilità che incentivi innanzitutto la sostituzione delle auto più vecchie anche con auto usate più recenti e crei un percorso preferenziale per l’acquisto di vetture a basso impatto ambientale. Non solo. Occorre anche che si abbandoni la politica della ingiustificata penalizzazione dei proprietari di autovetture particolarmente inquinanti o ritenute tali. E ciò sia perché queste auto sono spesso possedute dalle fasce economicamente più deboli della popolazione sia perché i costi della salvaguardia dell’ambiente vanno ripartiti tra tutti i cittadini con criteri di progressività, coerentemente con i principi ispiratori della nostra carta costituzionale.