CARBURANTI: ANCHE LE IMPOSTE SPINGONO VERSO L’ALTO IL PREZZO ALLA POMPA

Mezzo miliardo di imposte in più su gasolio e benzina da gennaio a maggio

Nei primi cinque mesi del 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007, nonostante un calo dei consumi dell’1,3 la spesa per gli acquisti di benzina e gasolio è aumentata di 3,5 miliardi di euro. Questo incremento è dovuto per 3 miliardi di euro alla crescita del prezzo industriale e per 0,5 miliardi alla crescita del prelievo fiscale. Questi dati risultano da una stima eseguita dal Centro Studi Promotor sulla base dei prezzi alla pompa e dei consumi pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Dallo studio del Centro Studi Promotor emerge che nei primi cinque mesi di quest’anno la spesa del pubblico per l’acquisto di benzina e gasolio è stata di 26,1 miliardi di euro, di cui 12,7 per il prezzo industriale (produzione e distribuzione) e 13,4 per il prelievo fiscale.

Il forte incremento della spesa del pubblico deriva, come è noto, sia da fattori internazionali che da fattori interni. I fattori internazionali sono la forte crescita della domanda di greggio e la speculazione finanziaria internazionale. I fattori interni sono gli extraprofitti del settore petrolifero e la tassazione. Il primo fattore internazionale, la forte crescita della domanda di carburanti (ed in generale di materie prime), è dovuto allo sviluppo economico mondiale ed in particolare a quello dei paesi emergenti. Il secondo fattore internazionale, la speculazione finanziaria internazionale, si attua attraverso transazioni a termine che riguardano volumi di greggio enormemente superiori alle quantità effettivamente richieste per il consumo. Per quanto riguarda il primo aspetto, un contributo per alleggerire la pressione della domanda potrebbe venire nel giro di due mesi dalla decisione dell’Arabia Saudita di aumentare la produzione fino a 9,75 milioni di barili al giorno. Per combattere gli effetti negativi della speculazione finanziaria internazionale il Ministro Tremonti ha invece proposto provvedimenti al G8 che non sono stati però accolti.

Venendo ai fattori nazionali che stanno spingendo il costo alla pompa di benzina e gasolio su livelli sempre meno sopportabili, vi sono innanzitutto, come si è anticipato, gli extraprofitti del sistema distributivo italiano legati ad un imperfetto funzionamento della concorrenza e messi chiaramente in luce sia dagli utili eccezionali delle compagnie petrolifere che dal fatto che il prezzo di benzina e gasolio, al netto delle tasse, si mantiene in Italia sistematicamente superiore alla media europea. Per affrontare questo problema il Ministro Tremonti ha annunciato la “Robin Hood Tax”, che dovrebbe colpire gli extraprofitti delle compagnie petrolifere secondo modalità non ancora rese note. Sarebbe però necessario, sostiene il Centro Studi Promotor, che gli effetti dell’imposta avessero immediate ripercussioni sui prezzi dei carburanti. Vi è infine l’ultimo fattore di carattere interno che è il sistema di tassazione sui carburanti ed in particolare il cosiddetto effetto “Iva drag”, cioè il fatto che all’aumentare del prezzo industriale o delle accise cresce automaticamente anche il gettito Iva che deriva dall’applicazione di un’aliquota del 20% a un imponibile dato dalla somma di prezzi industriali e accise. L’incremento, di cui si è detto, di 0,5 miliardi di euro del gettito fiscale su benzina e gasolio nei primi cinque mesi del 2008 deriva in parte minima da una crescita di 0,007 centesimi al litro dell’accisa sul gasolio in vigore dal giugno 2007 e per il resto proprio dall’Iva drag.

Secondo il Centro Studi Promotor, la situazione dei prezzi di benzina e gasolio è talmente grave per le ripercussioni che può avere, non solo sul terreno economico ma anche su quello sociale, che si impone di intervenire in maniera radicale anche sulla tassazione. Il problema non è però più soltanto quello di trovare soluzioni definitive all’Iva drag, ma è soprattutto quello di ridurre in misura significativa la pressione fiscale complessiva su benzina e gasolio, intervenendo anche sulle accise.

Sulla spesa di 26,1 miliardi dei primi cinque mesi del 2008 ben 13,4 miliardi sono andati al fisco. I carburanti in Italia, come in altri paesi, sono stati sempre fortemente tassati. Questa situazione non ha destato in passato problemi insostenibili perché la somma di prezzo industriale e tassazione portava a prezzi alla pompa accettabili per gli automobilisti e per l’economia. Nel momento in cui il costo industriale sale a livelli iperbolici è evidente però che il sistema fin qui adottato non regge più. Bisogna quindi rimodulare la tassazione, riducendo il prelievo su benzina a gasolio e recuperando il minor gettito attraverso altre imposte. Una prima misura efficace, anche se di portata limitata, potrebbe essere la diminuzione dell’aliquota Iva che potrebbe determinare sia un immediato calo dei prezzi alla pompa che il depotenziamento del meccanismo dell’Iva drag. Si tratterebbe però – sottolinea il Centro Studi Promotor – soltanto di una prima misura perché, se il prezzo industriale continuasse ad aumentare, occorrerebbe, come si è detto, ridurre anche le accise.