BUCO DI UN MILIARDO NEL GETTITO 2013 DEI CARBURANTI AUTO

La fiscalità esasperata non garantisce più il gettito

 

E’ di un miliardo tondo tondo (per l’esattezza 999 milioni) il minor gettito per l’Erario di benzina e gasolio per autotrazione nel 2013. Nonostante questo disastroso risultato, che dipende in gran parte dalla eccessiva onerosità del prelievo fiscale, i consumi di benzina e gasolio auto hanno dato comunque anche nel 2013 un apporto di tutto rispetto alle casse dello Stato: 35,5 miliardi secondo le elaborazioni del Centro Studi Promotor. E ciò nonostante che le vendite alla pompa di benzina e gasolio abbiano subito una contrazione del 3,3% nell’arco dei 12 mesi del 2013, contrazione che ha fatto seguito ad una caduta dei consumi del 10,5% nel 2012. L’unico elemento positivo in questo quadro è il fatto che nel 2013, di mese in mese, il tasso di contrazione dei consumi si è gradualmente ridotto ed in dicembre vi è stata una piccola crescita dell’1,2% che è di buon auspicio per il 2014 in quanto costituisce un segnale a favore della tesi del possibile avvio di una ripresina per l’economia italiana.

L’imponente contributo che gli italiani hanno dato alle casse dello Stato attraverso gli acquisti di benzina e gasolio auto è dovuto al fatto che il sistema di tassazione adottato in Italia è senza ombra di dubbio il più vessatorio tra quelli dell’Unione Europea. Secondo gli ultimi dati disponibili, all’inizio di dicembre la benzina italiana era la più cara della UE, con un prezzo alla pompa di 1,726 euro al litro e con una differenza rispetto al prezzo medio della UE di ben 27,4 centesimi. Questo forte differenziale è costituito per 24,7 centesimi da maggiori imposte e per 2,7 centesimi da un maggior costo della componente industriale, cioè della parte del prezzo alla pompa che va alla produzione e alla distribuzione. La responsabilità di gran lunga preponderante del caro-benzina (e per il gasolio la situazione è analoga) in Italia è dunque del fisco. Ma qualche colpa vi è anche per l’industria petrolifera e la distribuzione. E’ vero che un maggior costo industriale sulla media UE di 2,7 centesimi non è certo elevato, ma è anche vero, quando si fa riferimento ad una media, che vi è più o meno una metà dei Paesi che hanno valori migliori della media e l’altra metà che hanno valori peggiori. L’obbiettivo, una volta tanto, per il nostro Paese dovrebbe essere quello di inserirsi nella metà migliore. Anche perché la ripresina, che sembra stia per partire in Italia, ha grande bisogno di stimoli ed una spinta importante può certamente venire da prezzi più contenuti di benzina e gasolio. Il caro-carburante è oggi più che mai una palla al piede per l’economia italiana. Lo Stato se vuole aiutare la ripresa deve tagliare le accise, ma anche petrolieri e distributori devono fare la loro parte. Accontentarsi di essere tra i meno peggiori non aiuta certo il Paese a recuperare il terreno perduto e a ricollocarsi al posto che gli spetta nel contesto europeo.

Bologna, 20 gennaio 2014