L’auto arranca frenata da economia, lotta al diesel e situazione politica
In luglio sono state immatricolate 152.800 autovetture contro le 152.949 del luglio 2018. Vi è quindi un piccolissimo calo (-0,1%). Il consuntivo dei primi sette mesi chiude invece con un calo più consistente (-3,1%). La situazione del mercato dell’auto è quindi lievemente peggiore di quella dell’intera economia che, come è emerso anche dal dato diffuso ieri sul Pil, nel secondo trimestre dell’anno, è in stagnazione. Secondo l’ultima previsione del Centro Studi Promotor nell’intero 2019 le immatricolazioni dovrebbero attestarsi a quota 1.835.000 unità con un calo del 4% sul 2018 e di ben il 26,4% sul massimo ante-crisi del 2007. Come è evidente, la situazione del mercato dell’auto è influenzata dal quadro economico che, non solo è di stagnazione, ma è anche caratterizzato da un prodotto interno lordo che è ancora ben lontano dai livelli ante-crisi e ciò a differenza di tutte le economie avanzate del mondo per le quali la crisi del 2008 è stata ampiamente superata nel giro di pochi o pochissimi anni.
Il quadro economico è indubbiamente il più importante fattore di freno del mercato automobilistico italiano che, come si è detto, si sta attestando su un livello di immatricolazioni di poco superiore a 1.800.000 unità all’anno, mentre il volume di immatricolazioni fisiologico per assicurare la normale sostituzione di un parco circolante di oltre 39 milioni di autovetture, come quello italiano, dovrebbe attestarsi intorno a 2.200.000 immatricolazioni all’anno. La situazione dell’economia non è tuttavia l’unico fattore di freno alle vendite che infatti, come si è visto, stanno andando peggio dell’intero contesto economico italiano. Sulla propensione all’acquisto di auto da parte degli italiani, oltre al quadro economico, pesano infatti anche altri fattori. Da una rilevazione campionaria sui concessionari condotta dal Centro Studi Promotor a fine luglio emerge che il principale fattore di freno del mercato dell’auto, oltre alla situazione economica generale, indicata dal 79% degli intervistati, è la demonizzazione del diesel (67% di indicazioni) che sta inducendo molti proprietari di auto diesel a rinviarne la sostituzione ormai matura sia perché non esiste sul mercato una soluzione conveniente e versatile come il diesel sia perché le quotazioni dei diesel usati sono in calo. Sempre dall’inchiesta del CSP emerge poi che, oltre a quelli citati, vi sono anche altri fattori di freno alle vendite di auto, come in particolare la politica del Governo che viene indicata come freno alla domanda dal 34% degli intervistati.
“In effetti – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – manca in Italia (e non solo in Italia) una politica per accompagnare la rivoluzione dell’auto e della mobilità che è già cominciata e che oltre all’avvento dell’auto a guida autonoma vedrà il progressivo affermarsi di veicoli con livelli di emissione sempre più bassi”. La questione è stata affrontata anche in un convegno del Centro Studi Promotor tenutosi il 2 luglio alla Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati. In questa occasione è stata prospettata la possibilità di un’indagine conoscitiva della Commissione Attività Produttive della Camera sulla rivoluzione dell’auto e sulla nuova mobilità. Questa indagine, se verrà realizzata, sarà un punto di partenza importante per avviare il processo di decarbonizzazione dell’auto, cioè l’avvento su larga scala dell’auto elettrica.