AUTO IN EUROPA: MALE SETTEMBRE E PROSPETTIVE PREOCCUPANTI

Sul mercato europeo dell’auto l’ombra sinistra della W

Ancora una forte contrazione in settembre per il mercato europeo dell’auto. Nell’area UE27+EFTA nel mese scorso sono state immatricolate 1.261.643 autovetture con un calo del 9,2% sul settembre 2009. Il consuntivo dei primi nove mesi del 2010 accusa però una contrazione contenuta nel 3,7% perché, per effetto della coda degli incentivi 2009, il primo trimestre ha chiuso con una crescita del 9,5% a cui ha fatto seguito nel periodo aprile-settembre un calo del 10%. Questa situazione è in chiaro contrasto con quanto avviene nel resto del mondo dove il mercato dell’auto nel 2010 è stato finora in pieno sviluppo. Inoltre, ritornando all’Europa, le attese per i prossimi mesi sono per una prosecuzione della caduta delle immatricolazioni e ciò perché si stanno esaurendo gli ultimi scampoli della politica di sostegno della domanda di autovetture e il quadro economico è tutt’altro che rassicurante.

Dai dati diffusi oggi dall’Acea emerge che in settembre tutti i grandi mercati sono in calo. La Germania vede una contrazione del 17,8%, la Francia dell’8,2, il Regno Unito dell’8,9, l’Italia del 18,9% e la Spagna del 27,3%. Il maggior elemento di preoccupazione che emerge è la conferma che in Europa, come in Italia, la politica degli incentivi è finita o sta finendo senza che si sia delineato un quadro economico in grado di sostenere il recupero della domanda di beni di consumo ed in particolare di beni di consumo durevole, come l’automobile.

Gli indici anticipatori dell’Ocse prevedono inoltre un rallentamento della congiuntura che potrebbe sfociare in una nuova recessione realizzando il temuto profilo a W dell’evoluzione congiunturale. E ciò mentre torna ad aleggiare lo spettro della deflazione e l’apprezzamento dell’euro non crea certo condizioni favorevoli alle esportazioni europee. Circostanza quest’ultima che rende ancora più urgente il rilancio della domanda interna dei beni di consumo. La ricetta è semplice, ma non è indolore, né socialmente neutrale. Occorre dare maggiori risorse ai consumatori. Nel breve sono necessari nuovi incentivi alla domanda per i settori strategici. E l’auto è uno di questi. In una prospettiva di più ampio respiro occorre una riforma fiscale che alleggerisca il prelievo sui potenziali acquirenti di beni di consumo di massa. Per reperire le risorse necessarie la situazione non consente certo né di ridurre il gettito, né di aumentare la tassazione sulle imprese. L’unica strada è dunque quella di aumentare la tassazione sulle rendite e quella sui redditi privati che superano una determinata soglia. Tra l’altro è quello che si pensa di fare negli Stati Uniti dove, si è pienamente consapevoli che dalla crisi del ‘29 si è usciti, dopo una evoluzione congiunturale a W e dopo molti anni, grazie soprattutto a una ridistribuzione dei redditi.