AUTO: DOPO SEI ANNI DI CALI, IL 2014 CHIUDE IN CRESCITA (+4,21%)

Grazie alla domanda di sostituzione troppo a lungo rinviata

In dicembre sono state immatricolate in Italia 91.518 autovetture con una crescita sullo stesso mese del 2013 del 2,35%. Il consuntivo dell’intera annata 2014 chiude così a quota 1.359.616 e quindi con un incremento del 4,21% sul 2013. Il 2014 è il primo anno positivo dopo sei anni di crisi, ma va sottolineato che il risultato conseguito è ancora inferiore rispetto al 2007 del 45,5% (il calo era del 47,7% nel 2013). Il terreno da recuperare per tornare a livelli di mercato normali è dunque ancora molto lungo. Tra l’altro il risultato del 2014 per l’auto non è certo dovuto a un’inversione di tendenza dell’economia. Anzi nello scorso anno il quadro congiunturale ha continuato a deteriorarsi e, al di là delle previsioni-auspicio ufficiali, non vi è al momento alcun segnale significativo che induca a ritenere imminente una inversione di tendenza.

Secondo il Centro Studi Promotor, l’andamento non negativo del mercato dell’auto nel 2014 è dovuto essenzialmente alla funzione insostituibile dell’automobile nel sistema dei trasporti del nostro Paese. Dalle rilevazioni dell’Isfort emerge infatti che in Italia l’82,7% degli spostamenti motorizzati avviene in automobile, il 3,7% in moto e il 13,6% con il trasporto pubblico, che durante la crisi ha ridotto le linee, aumentato le tariffe e peggiorato il servizio. Ne consegue che nel breve e medio periodo gli italiani dell’automobile non possono fare a meno. Lo dimostra anche l’andamento del parco circolante che, nonostante il calo delle immatricolazioni di cui si è detto, fino al 2011 ha continuato ad aumentare, raggiungendo una consistenza di 37.113.000 unità, per calare poi di 35.026 unità nel 2012 (-0,09%) e di 115.340 unità nel 2013    (-0,31%), per ricominciare però ad aumentare nel 2014, anno in cui, a fine novembre, si registra un incremento del parco di 54.748 unità.

In sintesi gli italiani in questi anni di crisi hanno comprato meno automobili, ma, indipendentemente dalla loro volontà, all’automobile non hanno potuto rinunciare per mancanza di alternative. Il parco circolante è rimasto dunque pressoché costante, ma al rinvio sistematico, durante la crisi, di una quota importante di sostituzioni, ha determinato un forte invecchiamento delle auto che lo compongono. La conseguenza è che molti italiani con vetture non più in grado di assolvere alle loro funzioni sono stati alla fine costretti a sostituirle. Queste “sostituzioni forzose” sono cominciate nel 2014 e continueranno anche nel 2015 indipendentemente dalla ripresa dell’economia, tanto che, secondo Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor, nell’anno che è appena iniziato le immatricolazioni dovrebbero toccare quota 1.430.000 unità, un livello ancora lontano anni luce dalla normalità per un Paese come l’Italia, ma comunque superiore del 5,18% al risultato del 2014.

Certo la previsione per il 2015 potrebbe essere facilmente superata se il Governo manifestasse una qualche sensibilità nei confronti del settore dell’auto e degli automobilisti. Un primo segnale in questo senso vi è stato proprio all’inizio del 2015 con la sterilizzazione dell’aumento delle accise sui carburanti che avrebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio. Si auspica che a questo primo segnale ne seguano altri, anche se non lascia ben sperare il fatto che il Governo, mentre sterilizzava l’aumento delle accise sui carburanti, concedeva ai gestori delle autostrade di aumentare i pedaggi fino all’1,5%, aumento, questo, di cui non si sentiva proprio il bisogno, tanto più che i pedaggi autostradali erano già stati aumentati all’inizio del 2014 del 3,9% (ben più dell’inflazione).

Bologna, 2 gennaio 2015